23 aprile 2008

Quell'arte popolare di essere anche oggi antifascisti

Monumenti resistenti, ovvero: mai come oggi abbiamo bisogno di una resistenza «monumentale» per ritrovare e rendere più forte la memoria antifascista italiana. La lotta al nazifascismo è alla base della nostra democrazia, ricordano i promotori della campagna «Tutti potenziali bersagli» [http://potenzialibersagli.noblogs.org] e in questo periodo è davvero necessario, soprattutto in una città come Roma dove un fascista in doppiopetto potrebbe diventare sindaco, ricordare e aggiornare il nostro recente passato, sostenendo le iniziative organizzate in tantissime città e paesi il 25 aprile.
«Tutti potenziali bersagli» è «figlia» della campagna che nel 1995 promosse per il cinquantesimo anniversario della Liberazione, dal basso e a livello nazionale, la realizzazione del monumento antifascista e antirazzista situato a Roma nel luogo simbolico di piazzale Ostiense, luogo fondamentale delle tante lotte della popolazione romana e che ben poteva accogliere le cinque sagome riproducenti i principali obiettivi delle persecuzioni naziste e fasciste.
Cominciò così la storia di quest’opera artistica, di cui non sono noti gli autori, che è patrimonio collettivo della cittadinanza, promosso da un coordinamento dei centri sociali e associazioni di base romane. Una storia controversa anche dal punto di vista burocratico, per cui, ancora oggi, il monumento è in posa provvisoria, difeso negli anni dalle valutazioni tecniche negative e dagli attacchi politici della destra romana. Fu sempre quello stesso anno, che l’allora sindaco Francesco Rutelli proponeva di intitolare una piazza al ministro fascista Bottai, e che il movimento antirazzista scongiurò con iniziative di piazza.
Accanto alla Piramide romana, si può vedere e toccare il monumento [posto appositamente sullo stesso piano di chi lo osserva], che rappresenta un antifascista, un’ebrea, un omosessuale, una rom e un immigrato: i bersagli del nazifascismo di allora e di oggi nella posa dei prigionieri, con le mani legate dietro la schiena e addosso i cinque simboli che i nazisti imposero loro per distinguerli dalla «popolazione ariana». Un’opera che fu finanziata da singoli e associazioni di tutta l’Italia, inserita poi ufficialmente nel patrimonio artistico comunale romano e che ora va restaurata e messa in posa definitiva. Da qui parte l’idea di lanciare nuovamente la campagna di adozione del monumento antifascista e antirazzista, come spiega Alfonso Perrotta dell’associazione interculturale Villaggio globale: «In questo periodo, le migrazioni e l’antifascismo sono due temi scomodi. Vogliamo lanciare una campagna forte di tipo culturale, per difendere e sostenere un simbolo che permetta di riaffermare l’antifascismo e l’antirazzismo». Allo stesso tempo, la campagna Tutti potenziali bersagli vorrebbe sistemare anche il piccolo spazio verde dove è ubicato il monumento antifascista, e per questo si è già candidata la facoltà di Architettura di Valle Giulia. Unire il bello alla storia, l’obiettivo primario dell’arte di tutti i tempi, ha questa volta un senso politico forte e di rispetto delle diversità umane, culturali, politiche e religiose. Certamente un messaggio oggi purtroppo fuori tendenza, ma che riprende e continua la tradizione romana dei monumenti proposti e realizzati dal popolo: il primo fu quello dedicato a Giordano Bruno, situato nella storica piazza di Campo de Fiori. Un’altra opera popolare è quella dedicata a Pier Paolo Pasolini nel luogo in cui fu ucciso, all’Idroscalo di Ostia.
Tutti potenziali bersagli lancia così anche un’idea che può tranquillamente essere «copiata» in altre città. «Ogni luogo ha la sua memoria da elaborare–aggiunge Alfonso–, invitiamo gli antifascisti di tutt’Italia ha proporre opere artistiche dal basso». E intanto, i promotori dell’iniziativa invitano i romani e le romane a un pranzo solidale il prossimo 25 aprile, presso la Città dell’Altraeconomia, per ricordare con gioia la ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo.

fonte/autore: Cristina Formica - Carta.org

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