02 luglio 2008
Il silicio dei pc finisce sul tetto
I giganti dell'informatica a caccia di un posto al sole. Il business del fotovoltaico ora fa gola anche ai colossi del semiconduttori come Intel e Ibm che nei giorni scorsi hanno annunciato il loro ingresso in campo. L'obiettivo è lo stesso: trasformare le competenze acquisite nella lavorazione del silicio per produrre microchip in un capitale da investire nella realizzazione di cellule fotovoltaiche. A cambiare sono le strategie adottate.
Intel ha deciso di mettere sul tavolo cinquanta milioni di dollari per lanciare una "startup", la Spectrawatt, fissando come primo traguardo la produzione nel nuovo stabilimento dell'Oregon, a partire dal 2009, di cellule fotovoltaiche in silicio cristallino per una capacità di 60 megawatt. Si punta ovvero su una tecnologia collaudata che al momento garantisce la migliore media tra rendimenti e costi di produzione.
Più articolata e audace invece la scelta della Ibm. "Big blue", come la chiamano gli americani, ha avviato una joint-venture con la Tokyo Ohka Kogyo. Un partner scelto con l'ambizione di riuscire a mettere in produzione cellule fotovoltaiche che sostituiscono il costoso e sempre più ambito silicio con uno speciale film sottile messo a punto nei suoi laboratori e realizzato in rame, indio, gallio e selenide. Il vantaggio sarebbe rappresentato dai prezzi delle materie prime, decisamente più contenuti, e dalla maggiore versatilità nelle applicazioni in edilizia, mentre il limite è il rendimento nel trasformare i raggi solari in energia elettrica, ancora decisamente inferiori a quelli garantiti dal silicio cristallino.
Il futuro dirà chi ha scelto la strada giusta, ma la partita non sarà un semplice duello. Gli analisti statunitensi specializzati in fondi d'investimento nel greentech, sono convinti che altri grandi del settore seguiranno a breve l'esempio di Intel e Ibm. Gli occhi sono puntati soprattutto su Samsung, Advanced Micro Devices e LG. Pesi massimi che potrebbero letteralmente fare ombra alle imprese medio piccole attive da tempo nel solare e che solo negli ultimi anni hanno finalmente iniziato a realizzare utili.
Un problema che secondo Federico Brucciani, project manager della Gifi, l'associazione che raccoglie le imprese italiane del fotovoltaico, al momento dalle nostre parti non esiste. "L'entrata di due attori simili sul mercato rappresenta un vantaggio per tutta la filiera - spiega - oggi il vero collo di bottiglia è rappresentato dalla scarsità di materia prima, ma il foraggiamento che queste due aziende sono in grado di garantire credo avrà conseguenze positive, anche in termini di potenza installata e di credibilità del settore". Del resto nel nostro piccolo anche l'Italia ha subito un "trauma" analogo, ma con effetti positivi. "Da noi - sottolinea ancora Brucciani - l'ingresso di marchi leader come Beghelli e BTicino è servito a farci crescere in professionalità, dando a tutti maggiore visibilità".
Fonte/Autore: VALERIO GUALERZI
Intel ha deciso di mettere sul tavolo cinquanta milioni di dollari per lanciare una "startup", la Spectrawatt, fissando come primo traguardo la produzione nel nuovo stabilimento dell'Oregon, a partire dal 2009, di cellule fotovoltaiche in silicio cristallino per una capacità di 60 megawatt. Si punta ovvero su una tecnologia collaudata che al momento garantisce la migliore media tra rendimenti e costi di produzione.
Più articolata e audace invece la scelta della Ibm. "Big blue", come la chiamano gli americani, ha avviato una joint-venture con la Tokyo Ohka Kogyo. Un partner scelto con l'ambizione di riuscire a mettere in produzione cellule fotovoltaiche che sostituiscono il costoso e sempre più ambito silicio con uno speciale film sottile messo a punto nei suoi laboratori e realizzato in rame, indio, gallio e selenide. Il vantaggio sarebbe rappresentato dai prezzi delle materie prime, decisamente più contenuti, e dalla maggiore versatilità nelle applicazioni in edilizia, mentre il limite è il rendimento nel trasformare i raggi solari in energia elettrica, ancora decisamente inferiori a quelli garantiti dal silicio cristallino.
Il futuro dirà chi ha scelto la strada giusta, ma la partita non sarà un semplice duello. Gli analisti statunitensi specializzati in fondi d'investimento nel greentech, sono convinti che altri grandi del settore seguiranno a breve l'esempio di Intel e Ibm. Gli occhi sono puntati soprattutto su Samsung, Advanced Micro Devices e LG. Pesi massimi che potrebbero letteralmente fare ombra alle imprese medio piccole attive da tempo nel solare e che solo negli ultimi anni hanno finalmente iniziato a realizzare utili.
Un problema che secondo Federico Brucciani, project manager della Gifi, l'associazione che raccoglie le imprese italiane del fotovoltaico, al momento dalle nostre parti non esiste. "L'entrata di due attori simili sul mercato rappresenta un vantaggio per tutta la filiera - spiega - oggi il vero collo di bottiglia è rappresentato dalla scarsità di materia prima, ma il foraggiamento che queste due aziende sono in grado di garantire credo avrà conseguenze positive, anche in termini di potenza installata e di credibilità del settore". Del resto nel nostro piccolo anche l'Italia ha subito un "trauma" analogo, ma con effetti positivi. "Da noi - sottolinea ancora Brucciani - l'ingresso di marchi leader come Beghelli e BTicino è servito a farci crescere in professionalità, dando a tutti maggiore visibilità".
Fonte/Autore: VALERIO GUALERZI